Teatro Valle Occupato
6 febbraio duemila13
h.19
COMMONS CAFE’
Aaron Swartz
tra liberta` di Internet e condivisione della conoscenza
Il suicidio di un famoso attivista della rete solleva il dibattito sulla privatizzazione della conoscenza e il diritto d’accesso al sapere
ne discute Juan Carlos de Martin, co-direttore del Centro Nexa su Internet e Società, Politecnico di Torino.
coordina Donatella Della Ratta, Creative Commons Arab World.
Aaron Swartz, un giovane programmatore e attivista americano che aveva guidato con successo, fra le altre cose, la campagna globale per bloccare il SOPA (Stop Online Piracy Act), si e` tolto la vita l`11 gennaio scorso, a soli 26 anni. Aaron era stato accusato dalle autorita` federali americane di aver illegalmente scaricato migliaia di articoli dalla piattaforma a pagamento JSTOR e di averli ripubblicati sulla rete, in un gesto di protesta contro la pratica di limitare l`accesso alla conoscenza e al sapere.
E` giusto tenere sotto chiave e distribuire a pagamento la conoscenza scientifica frutto della ricerca universitaria pubblica? Chi veramente guadagna dalle piattaforme a pagamento come JSTOR, gli autori o gli editori?
Come disseminare la conoscenza online? Come garantire il diritto all`accesso al sapere e alla sua condivisione, allo stesso tempo salvaguardando gli autori? Come puo la ricerca scientifica sopravvivere, se viene distribuita gratuitamente online?
Si possono cambiare, oggi, leggi sulla circolazione e la distribuzione del sapere che appaiono obsolete nel mondo digitale? Esistono nuovi modelli di finanziamento della conoscenza, che rendano competitiva l`universita nel mondo digitale senza bloccare l`accesso pubblico al sapere?
Questi sono alcuni dei temi che il tragico suicidio di Aaron ha riportato all`attenzione del dibattito globale sulla rete, e di cui discuteremo all`interno del Commons Cafe insieme a Juan Carlos de Martin, co-fondatore e co-direttore del Centro Nexa su Internet e Societa` del Politecnico di Torino, affiliato all`Universita di Harvard, e public lead di Creative Commons Italia dalla sua fondazione fino al 2012.
Qui di seguito ripubblichiamo il Guerrilla Open Access Manifesto che Aaron Swartz scrisse nel Luglio 2008, proprio in Italia:
Aaron Swartz: Guerilla Open Access Manifesto
L’informazione è potere. Ma come con ogni tipo di potere, ci sono quelli che se ne vogliono impadronire. L’intero patrimonio scientifico e culturale, pubblicato nel corso dei secoli in libri e riviste, è sempre più digitalizzato e tenuto sotto chiave da una manciata di società private. Vuoi leggere le riviste che ospitano i più famosi risultati scientifici? Dovrai pagare enormi somme ad editori come Reed Elsevier.
C’è chi lotta per cambiare tutto questo. Il movimento Open Access ha combattuto valorosamente perché gli scienziati non cedano i loro diritti d’autore e che invece il loro lavoro sia pubblicato su Internet, a condizioni che consentano l’accesso a tutti. Ma anche nella migliore delle ipotesi, il loro lavoro varrà solo per le cose pubblicate in futuro. Tutto ciò che è stato pubblicato fino ad oggi sarà perduto.
Questo è un prezzo troppo alto da pagare. Forzare i ricercatori a pagare per leggere il lavoro dei loro colleghi? Scansionare intere biblioteche, ma consentire solo alla gente che lavora per Google di leggerne i libri? Fornire articoli scientifici alle università d’élite del Primo Mondo, ma non ai bambini del Sud del Mondo? Tutto ciò è oltraggioso ed inaccettabile.
“Sono d’accordo,” dicono in molti, “ma cosa possiamo fare? Le società detengono i diritti d’autore, guadagnano enormi somme di denaro facendo pagare l’accesso, ed è tutto perfettamente legale — non c’è niente che possiamo fare per fermarli”. Ma qualcosa che possiamo fare c’è, qualcosa che è già stato fatto: possiamo contrattaccare.
Tutti voi, che avete accesso a queste risorse, studenti, bibliotecari o scienziati, avete ricevuto un privilegio: potete nutrirvi al banchetto della conoscenza mentre il resto del mondo rimane chiuso fuori. Ma non dovete — anzi, moralmente, non potete — conservare questo privilegio solo per voi, avete il dovere di condividerlo con il mondo. Avete il dovere di scambiare le password con i colleghi e scaricare gli articoli per gli amici.
Tutti voi che siete stati chiusi fuori non starete a guardare, nel frattempo. Vi intrufulerete attraverso i buchi, scavalcherete le recinzioni, e libererete le informazioni che gli editori hanno chiuso e le condividerete con i vostri amici.
Ma tutte queste azioni sono condotte nella clandestinità oscura e nascosta. Sono chiamate “furto” o “pirateria”, come se condividere conoscenza fosse l’equivalente morale di saccheggiare una nave ed assassinarne l’equipaggio, ma condividere non è immorale — è un imperativo morale. Solo chi fosse accecato dall’avidità rifiuterebbe di concedere una copia ad un amico.
E le grandi multinazionali, ovviamente, sono accecate dall’avidità. Le stesse leggi a cui sono sottoposte richiedono che siano accecate dall’avidità — se così non fosse i loro azionisti si rivolterebbero. E i politici, corrotti dalle grandi aziende, le supportano approvando leggi che danno loro il potere esclusivo di decidere chi può fare copie.
Non c’è giustizia nel rispettare leggi ingiuste. È tempo di uscire allo scoperto e, nella grande tradizione della disobbedienza civile, dichiarare la nostra opposizione a questo furto privato della cultura pubblica.
Dobbiamo acquisire le informazioni, ovunque siano archiviate, farne copie e condividerle con il mondo. Dobbiamo prendere ciò che è fuori dal diritto d’autore e caricarlo su Internet Archive. Dobbiamo acquistare banche dati segrete e metterle sul web. Dobbiamo scaricare riviste scientifiche e caricarle sulle reti di condivisione. Dobbiamo lottare per la Guerrilla Open Access.
Se in tutto il mondo saremo in numero sufficiente, non solo manderemo un forte messaggio contro la privatizzazione della conoscenza, ma la renderemo un ricordo del passato.
Vuoi essere dei nostri?
Luglio 2008, Eremo, Italia
(tradotto in italiano da Silvia Franchini, Marco Solieri, elle di ci, Andrea Raimondi, Luca Corsato)
http://cryptome.org/2013/01/swartz-open-access.htm
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