Guarda la conferenza in diretta 14 Ott 2010
diretta streaming alla conferenza stampa di presentazione di Think!.
1. Negli ultimi 15 anni, l’economia è diventata globale e la crescita ha avuto accelerazioni marcate anche grazie all’uso pervasivo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione che aumentano enormemente la rapidità della diffusione della conoscenza e del sapere. La recente grave crisi finanziaria ed economica ha fatto emergere la necessità di un ripensamento della globalizzazione così come si era prima realizzata. Servono nuove regole che diano più importanza alla stabilità, soprattutto in campo finanziario. Ma ciò rende ancor più necessario un nostro maggior impegno per le prospettive di sviluppo del Paese.
Per trarre beneficio dell’innovazione – in termini di crescita della produttività totale del Paese – e per mantenere una posizione competitiva nell’economia mondiale occorre che siano verificate alcune condizioni:
1) La realizzazione e l’aggiornamento delle infrastrutture appropriate e lo sviluppo di un’industria di servizi di alta qualità, che sono oggi il terreno su cui competono i sistemi paese.
2) La capacità di competere, sul piano dell’’innovazione e su quello dei costi, regola base di funzionamento dell’economia di mercato.
3) Lo stimolo all’efficienza e alla qualità micro e macro in tutto ciò che appartiene al settore pubblico, ed è perciò addebitato ad un contribuente che non può evadere il suo contributo fiscale; ed alla sfera dei servizi, che costituisce il terreno su cui le imprese di un paese possono condividere le risorse materiali e immateriali per competere.
2. Il nostro Paese non eccelle in nessuna di quelle condizioni e quindi, non a caso, l’economia italiana, nonostante l’innovatività delle sue imprese di punta e il loro saper competere nei mercati internazionali di competenza, continua a non beneficiare che in minima parte dell’innovazione rappresentata da tutto ciò che ha legami con le tecnologie digitali e con internet. Il drammatico calo della produttività – per ora lavorata, e/o per unità di PIL prodotto – che ne deriva è spesso identificato con caratteristiche difficilmente eliminabili della società italiana (la rilevanza della famiglia, rispetto a quella della comunità; l’assenza del merito come standard del nostro sistema educativo; etc.). In realtà, a ben guardare, molto dipende dal ruolo di fattori attribuibili a ciò che è governato dalla politica, ed è quindi correggibile sempre che riceva adeguata priorità avendone chiarito (e condiviso) cause, rimedi, e costi. La sfida è quella di saper formulare politiche che senza stravolgere le caratteristiche che sono state anche i punti di forza dell’industria Italiana a partire dal secondo dopoguerra, la sappiano proiettare sui terreni in cui l’ICT è in grado di coniugare flessibilità ed efficienza, innovazione e affidabilità, crescita dimensionale e evolutività dei modelli di business.
3. A tal fine, riteniamo necessario ribadire un doppio percorso. Da un lato, quello più adatto all’impostazione politica del problema, che è l’affermazione dei valori di un paese normale, che crede nella modernità della tecnologia oggi prevalente nei paesi civili e/o che tali stanno diventando. Crediamo pertanto nei valori della competizione; nelle opportunità date dal merito; nella necessaria onestà fiscale. Crediamo inoltre nella capacità di utilizzare la rete per trasformare la partecipazione dei cittadini, di tutti coloro che si impegnano per tenere in piedi il paese, in energia per l’ innovazione e il cambiamento. La rete puo’ svolgere un ruolo fondamentale nel fornire strumenti per raccogliere “civic intelligence “e supportare “civic engagement”, e per costruire ambienti di partecipazione informata e di deliberazione, nel framework di un sistema di regole che garantiscano interazioni produttive.
Accanto alla espressione di questi valori serve anche un impegno diretto e concentrato sulla creazione – la più rapida possibile – delle condizioni di sistema necessarie perché le moderne tecnologie della comunicazione e della condivisione diano anche in Italia tutti i loro frutti. Per questa missione il cambiamento prioritario nei prossimi tre anni è il seguente.
4. Da un punto di vista più generale (politico ed anzitutto culturale):
1) La definizione di policies che consentano l’incontro tra creatività e capitale.
2) La definizione di un welfare per la conoscenza, che liberi la flessibilità dalla precarietà.
3) L’aggiornamento normativo che consenta l’accesso e la condivisione della conoscenza prodotta nell’ambito della ricerca finanziata con fondi pubblici.
4) Il pieno dispiegamento del ruolo dell’Agenzia per l’Innovazione, le cui funzioni devono essere definite con il concorso di tutti i portatori di interessi legati alla società e all’economia della conoscenza.
5. Da un punto di vista più operativo:
1) la diffusione dell’ICT nelle Pubbliche Amministrazioni come parte integrante dei processi di riforma e non come mero intervento di riduzione di costi, al fine di sviluppare appieno il loro potenziale per dare forma ad un governo all’altezza con la società complessa che deve gestire.
2) la ri-qualificazione dell’industria ICT nazionale, oggi con poche eccezioni indebolita dalla crisi,per dare all’industria Italiana la possibilità di ricevere il servizio di cui ha bisogno, a partire dalle sue specificità e dei suoi caratteri distintivi, e che consenta di inventare nuovi business grazie alla capacità di cross-fertilizzare innovazione tecnologica e innovazione di prodotto.
3) la proiezione internazionale dell’industria ICT Italiana, che si qualifica per il suo saper disegnare e sviluppare soluzioni che coniugano flessibilità ed efficienza in partnership con le imprese utenti (l’ICT nel Made in Italy, il Made in Italy nell’ICT).
4) Lo sviluppo di un’ampia iniziativa verso i paesi in via di sviluppo, particolarmente ma non solo nell’area del Mediterraneo, per favorire la fornitura di tecnologie, know-how, ma soprattutto di “innovazione semplice” da parte delle nostre imprese per favorire lo sviluppo economico e il miglioramento della qualità della vita di quelle popolazioni.
In conclusione, è urgente definire una sola priorità: far ripartire la crescita del nostro Paese. E questa priorità a sua volta richiede una preliminare decisione culturale e politica: porre l’innovazione e quindi la rete al centro della necessaria trasformazione del Paese.
Milano, 14 Ottobre 2010
Tag: manifesto, think!
Un Manifesto per far ripartire la crescita del nostro Paese
Comitato Scientifico di Think!
Per trarre beneficio dell’innovazione – in termini di crescita della produttività totale del Paese – e per mantenere una posizione competitiva nell’economia mondiale occorre che siano verificate alcune condizioni:
1) La realizzazione e l’aggiornamento delle infrastrutture appropriate e lo sviluppo di un’industria di servizi di alta qualità, che sono oggi il terreno su cui competono i sistemi paese.
2) La capacità di competere, sul piano dell’’innovazione e su quello dei costi, regola base di funzionamento dell’economia di mercato.
3) Lo stimolo all’efficienza e alla qualità micro e macro in tutto ciò che appartiene al settore pubblico, ed è perciò addebitato ad un contribuente che non può evadere il suo contributo fiscale; ed alla sfera dei servizi, che costituisce il terreno su cui le imprese di un paese possono condividere le risorse materiali e immateriali per competere.
2. Il nostro Paese non eccelle in nessuna di quelle condizioni e quindi, non a caso, l’economia italiana, nonostante l’innovatività delle sue imprese di punta e il loro saper competere nei mercati internazionali di competenza, continua a non beneficiare che in minima parte dell’innovazione rappresentata da tutto ciò che ha legami con le tecnologie digitali e con internet. Il drammatico calo della produttività – per ora lavorata, e/o per unità di PIL prodotto – che ne deriva è spesso identificato con caratteristiche difficilmente eliminabili della società italiana (la rilevanza della famiglia, rispetto a quella della comunità; l’assenza del merito come standard del nostro sistema educativo; etc.). In realtà, a ben guardare, molto dipende dal ruolo di fattori attribuibili a ciò che è governato dalla politica, ed è quindi correggibile sempre che riceva adeguata priorità avendone chiarito (e condiviso) cause, rimedi, e costi. La sfida è quella di saper formulare politiche che senza stravolgere le caratteristiche che sono state anche i punti di forza dell’industria Italiana a partire dal secondo dopoguerra, la sappiano proiettare sui terreni in cui l’ICT è in grado di coniugare flessibilità ed efficienza, innovazione e affidabilità, crescita dimensionale e evolutività dei modelli di business.
3. A tal fine, riteniamo necessario ribadire un doppio percorso. Da un lato, quello più adatto all’impostazione politica del problema, che è l’affermazione dei valori di un paese normale, che crede nella modernità della tecnologia oggi prevalente nei paesi civili e/o che tali stanno diventando. Crediamo pertanto nei valori della competizione; nelle opportunità date dal merito; nella necessaria onestà fiscale. Crediamo inoltre nella capacità di utilizzare la rete per trasformare la partecipazione dei cittadini, di tutti coloro che si impegnano per tenere in piedi il paese, in energia per l’ innovazione e il cambiamento. La rete puo’ svolgere un ruolo fondamentale nel fornire strumenti per raccogliere “civic intelligence “e supportare “civic engagement”, e per costruire ambienti di partecipazione informata e di deliberazione, nel framework di un sistema di regole che garantiscano interazioni produttive.
Accanto alla espressione di questi valori serve anche un impegno diretto e concentrato sulla creazione – la più rapida possibile – delle condizioni di sistema necessarie perché le moderne tecnologie della comunicazione e della condivisione diano anche in Italia tutti i loro frutti. Per questa missione il cambiamento prioritario nei prossimi tre anni è il seguente.
4. Da un punto di vista più generale (politico ed anzitutto culturale):
1) La definizione di policies che consentano l’incontro tra creatività e capitale.
2) La definizione di un welfare per la conoscenza, che liberi la flessibilità dalla precarietà.
3) L’aggiornamento normativo che consenta l’accesso e la condivisione della conoscenza prodotta nell’ambito della ricerca finanziata con fondi pubblici.
4) Il pieno dispiegamento del ruolo dell’Agenzia per l’Innovazione, le cui funzioni devono essere definite con il concorso di tutti i portatori di interessi legati alla società e all’economia della conoscenza.
5. Da un punto di vista più operativo:
1) la diffusione dell’ICT nelle Pubbliche Amministrazioni come parte integrante dei processi di riforma e non come mero intervento di riduzione di costi, al fine di sviluppare appieno il loro potenziale per dare forma ad un governo all’altezza con la società complessa che deve gestire.
2) la ri-qualificazione dell’industria ICT nazionale, oggi con poche eccezioni indebolita dalla crisi,per dare all’industria Italiana la possibilità di ricevere il servizio di cui ha bisogno, a partire dalle sue specificità e dei suoi caratteri distintivi, e che consenta di inventare nuovi business grazie alla capacità di cross-fertilizzare innovazione tecnologica e innovazione di prodotto.
3) la proiezione internazionale dell’industria ICT Italiana, che si qualifica per il suo saper disegnare e sviluppare soluzioni che coniugano flessibilità ed efficienza in partnership con le imprese utenti (l’ICT nel Made in Italy, il Made in Italy nell’ICT).
4) Lo sviluppo di un’ampia iniziativa verso i paesi in via di sviluppo, particolarmente ma non solo nell’area del Mediterraneo, per favorire la fornitura di tecnologie, know-how, ma soprattutto di “innovazione semplice” da parte delle nostre imprese per favorire lo sviluppo economico e il miglioramento della qualità della vita di quelle popolazioni.
In conclusione, è urgente definire una sola priorità: far ripartire la crescita del nostro Paese. E questa priorità a sua volta richiede una preliminare decisione culturale e politica: porre l’innovazione e quindi la rete al centro della necessaria trasformazione del Paese.
Milano, 14 Ottobre 2010
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